Biova Project, la birra sostenibile dal cuore green

La nuova start-up piemontese Biova Project si dedica alla produzione di birra eco-sostenibile grazie al riutilizzo di alimenti di recupero.

Biova Project, la birra sostenibile dal cuore green

Spesso si associa l’idea di riciclaggio, riutilizzo e upcycling ad aziende che si occupano di plastiche o vetro, ma non è questo il nostro caso. Parliamo infatti di una nuova start-up piemontese che nasce dall’innovativo concetto del produrre birra a partire da scarti alimentari.

«Dalle briciole può nascere la rivoluzione». Questo è lo slogan di Biova Project. L’azienda vede la luce nel 2019 sulla base delle esperienze maturate dagli ideatori, Emanuela Barbano e Franco Dipietro, nel campo del volontariato e del recupero alimentare.

Biova Project si pone immediatamente come obbiettivo di seguire i principi dell’upcycling e dell’economia circolare per la preparazione dei loro prodotti. L’idea alla base del progetto è la produzione di birra a partire dal pane invenduto, che sostituisce il 40% dei cereali utilizzati durante il processo di ammostamento e fermentazione. Quest’innovazione permette di produrre fino a 2500 litri di birra a partire da 150kg di pane destinato ad essere gettato via. Non solo, l’intero processo presenta un saldo nella produzione di CO2 in negativo di circa 1365kg. Un risultato ottenuto anche attraverso un particolare modello produttivo: Biova Project si avvale del cosiddetto “gipsy brewing”, un modello che prevede l’utilizzo di diversi stabilimenti per la fermentazione della birra, scegliendo volta per volta il birrificio più adatto alle necessità del momento, ad esempio la ricetta e il tipo di pane impiegato volta per volta.

Biova Project, la birra sostenibile dal cuore green 1

In questo modo la start-up va incontro allo stesso tempo al problema relativo all’inquinamento atmosferico, ma anche alla sovrapproduzione alimentare: secondo la FAO, infatti, ogni anno finirebbe scartato fino a un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo, circa 1,3 miliardi divisi tra consumatori e produttori.

Biova Project non si limita però alla produzione di birra: per aderire il più possibile all’ideale di sostenibilità e circolarità, gli scarti ottenuti dalla produzione non vengono gettati, ma riciclati ulteriormente. A partire dal malto d’orzo utilizzato, che durante il procedimento di tostatura mantiene quasi invariato il contenuto di proteine, fibre e Sali minerali, vengono prodotti degli snack sani e sostenibili, poiché sfruttano il 30% in meno di materie prime vergini per la loro preparazione.

Il Biova Project è rimasto fedele ai suoi principi negli anni, sviluppando diverse iniziative legate al riutilizzo alimentare, all’up-cycling e, più in generale, all’impegno sociale: tra gli impressionanti risultati della start-up si possono contare, dal momento della fondazione fino a giugno 2023, 91 tonnellate di bottiglie e lattine riciclate, 3,644€ di spesa pubblica risparmiati e 11,350€ donati da Biova Project a organizzazioni no profit. Il tutto ha permesso all’azienda la qualifica di B-corp certificata, con il punteggio di 98.3.

La crescita della start-up ha portato a diverse collaborazioni con alcuni dei più famosi marchi italiani, tra i quali figurano Riso Gallo, Coop, Eataly e Ikea. In questo modo il riutilizzo del cibo destinato ad essere gettato espande i suoi confini oltre il solo pane, aggiungendo al proprio repertorio riso, pasta e molti altri prodotti.

La popolarità dei prodotti Biova Project ha inoltre permesso la loro diffusione in più della metà delle regioni italiane, in particolare nei punti vendita Coop e Carrefour, oltre che ovviamente sul loro shop online.

Considerando la velocità di sviluppo della start-up si può immaginare che la sua diffusione sia soltanto agli inizi, e che presto i loro prodotti saranno reperibili in tutto il territorio italiano, per la gioia degli amanti della birra e del pianeta.

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