Cosa cambia tra i prodotti DOP e quelli IGP? E tra DOC e DOCG?

Tante volte ci si confonde o, semplicemente, non si sa la differenza che c’è tra le varie denominazioni che caratterizzano i più importanti prodotti alimentari italiani. Qui di seguito spieghiamo brevemente i tratti principali dei marchi DOP, IGP, DOC, DOCG e IGT.

Cosa cambia tra i prodotti DOP e quelli IGP? E tra DOC e DOCG?

Il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta) è una denominazione registrata presso la Comunità Europea per indicare un prodotto tipico italiano di alta qualità, la cui zona di origine e le tradizioni utilizzate per crearlo lo rendono così peculiare da doverlo salvaguardare da contraffazioni.
Si tratta di prodotti legati fortemente al territorio, che non potrebbero essere creati in altro luogo se non quello indicato nel disciplinare, per via di una serie di fattori tra cui il clima, l’ambiente circostante e il fattore umano, che combinati insieme rendono la tipicità del prodotto unica e inimitabile altrove.
I prodotti riconosciuti con la DOP in Italia son ben 165. Tra i prodotti col marchio DOP sono presenti molte categorie tra cui vini, formaggi, carni, pesci e oli.

L’IGP (l’Indicazione Geografica Protetta) è un marchio d’origine nato dall’Unione Europea per identificare i prodotti alimentari o agricoli le cui qualità, la reputazione e le caratteristiche sono imprescindibili dal territorio nel quale sono prodotti. Il nome della regione, del territorio o del paese può dare al prodotto il nome che lo identifica, perché originario di quel preciso territorio, da cui prescindono le caratteristiche che rendono il prodotto peculiare; inoltre, il prodotto deve necessariamente essere creato o trasformato nella zona di produzione indicata nel disciplinare. A differenza dei prodotti DOP, solo una delle fasi tra produzione, trasformazione ed elaborazione deve essere eseguita nel territorio di origine.
I prodotti italiani attualmente registrati presso la Comunità Europea sono 117, comprendono molte categorie agroalimentari, tra cui carne, pesce, prodotti ortofrutticoli e cereali, dolci, pasta alimentare e vini.

I vini insigniti della DOC (Denominazione di Origine Controllata) devono essere prodotti in una zona specifica, che può essere ricondotta a un territorio, ma anche a un paese, una frazione o addirittura una vigna, delimitata da specifiche strade. I vini, per essere riconosciuti a marchio DOC, devono provenire da zone già attestate a marchio IGT da almeno 5 anni, che devono essere state rivendicate da almeno il 35% dei viticoltori interessati a rendere il vino DOC; inoltre devono rappresentare almeno il 35% della produzione dell’area interessata. Al 2016, i vini insigniti del marchio DOC in Italia son ben 332, sparsi per tutta la penisola.

La DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) è stato creata per garantire al consumatore la qualità e la provenienza d’origine dei vini in Italia, in particolare quelli di maggior pregio e provenienti da territori ben specifici, dove i viticoltori devono seguire un preciso disciplinare per ottenere un vino degno di ottenere la denominazione d’origine.
I vini possono essere riconosciuti a marchio DOCG solamente se corrispondono a certe caratteristiche: devono essere vini già riconosciuti a marchio DOC, e devono provenire da zone di produzione DOC aventi questo marchio da almeno 10 anni. I vini DOCG devono aver dimostrato negli ultimi due anni di essere rilevanti nella sostenibilità economica del territorio protetto, ossia il 51% di coloro che conducono vigneti devono averla rivendicata. Attualmente, i vini in Italia riconosciuti con il marchio DOCG sono ben 74.

I prodotti vitivinicoli riconosciuti IGT (Indicazione Geografica Tipica) sono creati con uve determinate, ma appartenenti a un’area vasta, non necessariamente riconducibile a un territorio ristretto, ad esempio una regione o un insieme di territori, che abbia come caratteristica quella di avere una buona uniformità ambientale che dia delle qualità peculiari al vino.
Sui vini IGT non è necessario scrivere il vitigno di provenienza, a meno che questo non sia di dimensioni notevoli e neppure l’annata e il colore del vino. Le uve devono provenire per almeno l’85% dalla zona geografica indicata, indicandone nel disciplinare anche le caratteristiche organolettiche. Attualmente sono 118 i vini a indicazione IGT riconosciuti in Italia.

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